Calazio e Calaziosi: approccio clinico e terapeutico
Il calazio è una lesione infiammatoria granulomatosa cronica della palpebra causata dall’occlusione di una ghiandola di Meibomio. Si manifesta clinicamente come un nodulo indolente e lento nella crescita, localizzato sul versante tarsale della palpebra. La calaziosi indica la presenza ricorrente o multipla di calazi, spesso correlata a fattori sistemici predisponenti.
Epidemiologia
Il calazio è comune in tutte le fasce d’età, ma si osserva più frequentemente nei giovani adulti. Le forme ricorrenti (calaziosi) sono più comuni nei pazienti affetti da blefariti croniche, rosacea o patologie dermatologiche come la dermatite seborroica.
Eziopatogenesi
Il calazio è una reazione infiammatoria granulomatosa cronica della palpebra, causata dall’occlusione del dotto escretore di una ghiandola di Meibomio. La calaziosi, ovvero la comparsa ricorrente o multipla di calazi, riconosce una base eziopatogenetica più complessa, multifattoriale e spesso sistemica.
- Ostruzione meccanica del dotto ghiandolare, spesso favorita da infiammazione cronica delle palpebre (blefarite).
- Rottura del dotto ghiandolare, con rilascio di materiale lipidico nel tessuto tarsale circostante, che attiva una risposta infiammatoria con infiltrazione di cellule giganti multinucleate, linfociti e istiociti.
Fattori predisponenti:
- Blefarite cronica
- Rosacea oculare
- Dermatite seborroica
- Seborrea
- Manipolazione frequente degli occhi
- Scarsa igiene palpebrale

Meccanismo locale
- Ostruzione meccanica del dotto escretore della ghiandola.
- Rottura del dotto con rilascio di materiale sebaceo nel tessuto circostante.
- Risposta infiammatoria granulomatosa, con infiltrazione di macrofagi, cellule giganti multinucleate e lipofagi.
Fattori sistemici e metabolici (particolarmente nella calaziosi)
Negli ultimi anni, diversi studi clinici e osservazionali hanno suggerito un’associazione tra intolleranze alimentari e la tendenza a sviluppare calazi recidivanti. Sebbene le evidenze non siano ancora uniformi, si ritiene che l’infiammazione sistemica di basso grado indotta da alcune intolleranze possa influire negativamente sulla fisiologia delle ghiandole di Meibomio.
Tra i fattori sistemici implicati troviamo:
- Intolleranze alimentari:
- Intolleranza al glutine (anche senza celiachia conclamata)
- Intolleranza al lattosio
- Intolleranza a zuccheri fermentabili come fruttosio, lattulosio e fruttulosio
Queste condizioni possono alterare la permeabilità intestinale e promuovere uno stato infiammatorio cronico che si riflette anche a livello oculare.
- Dieta iperlipidica e ricca di cibi grassi:
Un’alimentazione ad alto contenuto di lipidi saturi, cibi ultra-processati e zuccheri raffinati può aumentare la viscosità delle secrezioni meibomiane e favorire l’occlusione dei dotti escretori. È stato osservato che pazienti con abitudini alimentari scorrette tendono a sviluppare più frequentemente episodi di calaziosi.
Quadro Clinico
- Nodulo palpebrale non dolente
- Consistenza duro-elastica
- Assenza di segni infiammatori acuti (diversamente dall’orzaiolo)
- Localizzazione tipica a livello della lamina tarsale
- Può causare astigmatismo secondario, per compressione corneale
- In caso di infezione sovrapposta, può diventare dolente e simile a un orzaiolo
Diagnosi
La diagnosi è clinica, basata sull'esame obiettivo e sull’anamnesi.
Esame clinico:
- Ispezione e palpazione della palpebra
- Eversione della palpebra per valutare la componente interna
- Biomicroscopia con lampada a fessura
Diagnosi differenziale:
- Orzaiolo interno o esterno
- Carcinoma sebaceo (soprattutto in casi recidivanti o atipici)
- Carcinoma basocellulare o squamocellulare
- Cisti epidermiche o dermoidi
Esame istologico (in caso di asportazione chirurgica o recidiva): infiltrato granulomatoso con cellule giganti, lipofagi e necrosi centrale.
Terapia
Trattamento conservativo (prima linea)
- Impacchi caldi: 10-15 minuti, 3-4 volte/die, favoriscono il drenaggio spontaneo.
- Massaggi palpebrali: dopo gli impacchi, con movimento centripeto.
- Antibiotici topici ± corticosteroidi (es. tobramicina/dexametasone): in caso di infiammazione acuta associata.
- Igiene palpebrale: con salviette oftalmiche o detergenti specifici.
Trattamento infiltrativo
- Iniezione intralesionale di triamcinolone acetonide (Kenacort 10–40 mg/mL): utile in calazi persistenti o multipli, con buone percentuali di regressione (70–90%).
Trattamento chirurgico
- Indicazioni:
- Calazi persistenti >4 settimane non responsivi alla terapia conservativa
- Estetica o fastidio funzionale
- Sospetto malignità
Procedura:
- Incisione e curettage tramite via transcongiuntivale o cutanea (a seconda della posizione)
- Anestesia locale
- Antibiotico post-operatorio topico per 5-7 giorni
Calaziosi
La calaziosi rappresenta una forma multipla e/o recidivante di calazio, spesso legata a:
- Rosacea oculare
- Blefarite meibomiana cronica
- Alterazioni della secrezione lipidica palpebrale
Approccio terapeutico nella calaziosi:
- Trattamento delle condizioni predisponenti (rosacea, blefarite)
- Terapia sistemica con tetracicline (es. doxiciclina 100 mg/die per 2-3 mesi): effetto antinfiammatorio e regolatore della secrezione sebacea
- Igiene palpebrale rigorosa e mantenimento quotidiano
- Iniezioni di triamcinolone o chirurgia selettiva in caso di lesioni sintomatiche
Complicanze ed Esiti
- Recidiva: frequente in caso di blefariti croniche non controllate
- Astigmatismo da compressione corneale
- Fistole cutanee o pigmentazione post-infiammatoria dopo chirurgia o infezione
- Sospetto neoplastico in lesioni persistenti non responsivo al trattamento
- Infezione secondaria (sovrainfezione batterica)
In generale, la prognosi è favorevole con trattamento adeguato e gestione delle condizioni predisponenti.
Conclusione
Il calazio rappresenta una patologia benigna e comune delle palpebre, ma il suo corretto inquadramento eziopatogenetico e la distinzione dalle lesioni maligne sono fondamentali. La gestione richiede un approccio combinato, sia conservativo che chirurgico, e nella calaziosi l’attenzione deve essere posta anche sul trattamento dei fattori sistemici associati per evitare le recidive.